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Data: 07/07/2013

Camusso: anche il sindacato punti su una nuova stagione

Camusso: anche il sindacato punti su una nuova stagione
L’intervista a La Repubblica dopo la sentenza a favore della Fiom e la lettera della Boldrini

Due episodi accaduti a stretto giro che non potevano non alimentare polemiche: prima la sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha dato ragione alla Fiom sul diritto di rappresentanza, poi la lettera che Laura Boldrini, la presidente della Camera, ha inviato all'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, nella quale ha espresso anche le sue opinioni sui temi economici e sociali. Per quanto riguarda il primo episodio, la Fiom provinciale di Chieti ricorda che in Sevel era già rientrata il 30 aprile, grazie a una sentenza del giudice del tribunale di Lanciano che aveva ordinato all'azienda di cessare la sua condotta antisindacale permettendo la nomina della Rsa Fiom e l'esercizio di tutti i diritti previsti dallo Statuto dei lavoratori (negli altri tribunali dove hanno sede gli stabilimenti Fiat si è dovuta attendere invece la sentenza della Consulta). Circa la seconda vicenda, alla lettera della Boldrini è seguita una raffica di polemiche. Da parte sua il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha rilasciato ieri al quotidiano La Repubblica un'intervista nella quale approfondisce alcuni di questi temi, a partire dalle relazioni sindacali, le politiche del lavoro e la rappresentanza. Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell'intervista.

 

 Camusso: anche il sindacato punti su una nuova stagione

"Quell'invito di Marchionne era una provocazione ma ora tutti voltino pagina"

 

Una sentenza della Corte costituzionale che dà ragione alla Cgil sui diritti in fabbrica. La polemica tra Laura Boldrini e Sergio Marchionne proprio sui diritti dei lavoratori: «Mi sembra evidente - dice Susanna Camusso - che è giunto per tutti il momento di cambiare pagina nelle relazioni industriali italiane, di tornare alla "normalità" e utilizzare le nostre energie per rimettere in piedi il Paese, per dare lavoro ai giovani, per rilanciare l'economia e garantire i diritti». 

Camusso, un mese importante nei rapporti tra sindacati, imprese e politica. Che cosa sta cambiando in Italia?

«Mi pare stia finendo un'epoca. Basata sull'idea che dividendo i sindacati si potesse approfittare della crisi per mettere la Cgil ai margini, è l'idea che si potessero scambiare i diritti con l'occupazione».

Per quale motivo quella fase sta finendo?

«Perché stanno entrando in crisi le politiche liberiste di austerità che sono state il disastro economico e sociale dell'Italia e dell'Europa. Ad esempio, uno dei segnali che si sta cambiando pagina è la scelta di aprire l'ultimo vertice europeo con un incontro sindacale. Impensabile fino a poco tempo fa».

In Italia che cosa significa questo?

«A fine maggio con Confindustria abbiamo sottoscritto un importante accordo sulla rappresentanza. Lo abbiamo fatto con Cisl e Uil dimostrando che l'unità produce risultati di gran lunga migliori per i lavoratori. E' un'intesa che valorizza insieme i diritti di voto dei lavoratori coinvolti da un contratto e il ruolo degli iscritti e dei sindacati misurandone la dimensione della rappresentanza. Dobbiamo andare avanti su questa strada coinvolgendo le altre rappresentanze datoriali perché l'industria è importante ma ci sono anche altri settori come quelli dei servizi, dell'artigianato, del commercio, del mondo cooperativo ugualmente rilevanti».

Dopo la sentenza della Consulta, ora anche la Fiat chiede che vengano regolate per legge le norme su chi ha diritto di avere delegati e partecipare ai contratti. Sarà così?

«La Fiat è certamente un'azienda importante ma non si può pensare che le leggi vengano fatte solo per aderire alle sue richieste. La Fiat sarà fuori da Confindustria ma è dentro il Paese. Le leggi vanno scritte per essere applicate a tutti. Sarebbe però un bene che le normative dessero sostanza a ciò che emerge dalla contrattazione e non la imbrigliassero preventivamente come è invece accaduto in questi anni. Non per caso l'unica legge oggi esistente sul sistema della rappresentanza è quella che traduce in norme l'accordo sindacale nel pubblico impiego».

La Fiat chiede una rapida approvazione. Che cosa risponde?

«Prima della pronuncia della Corte Costituzionale, cioè fino a pochi giorni fa, la Fiat era contraria alla legge. Poi, su iniziativa della Cgil e delle sue categorie, si sono aperti processi che hanno portato a definire incostituzionale la norma resa ambigua dal referendum del 1995 che nelle intenzioni voleva maggiore pluralismo e ottenne l'effetto opposto».

Dunque per la legge sarà necessario aspettare?

«Pur non decidendo l'agenda parlamentare, se si convenisse sui principi che le ho detto e ci fosse la coerenza delle nostre controparti potremmo firmare importanti accordi sul modello di quello sottoscritto con Confindustria. Una buona premessa per la legge».

Lei dice che è giunto il momento di voltare pagina. Che cosa significa voltare pagina alla Fiat?

«Significa mettere da parte l'idea che si possa governare la fabbrica escludendo una organizzazione sindacale che ha consenso tra i lavoratori. Questa linea, che si fonda su una interpretazione sbagliata della legge, non ha più possibilità di essere praticata».

In queste ore c'è chi ha suggerito di abbandonare gli atteggiamenti estremi. Vale per tutti?

«Certamente vale per tutti. Bisogna leggere correttamente le situazioni e non bisogna pensare che tutto ruoti intorno a una sola azienda. Per quanto riguarda la Fiat, resta inevasa la madre di tutte le domande: che cosa intende fare la Fiat dei suoi insediamenti italiani? Finora, in assenza di chiarezza sul futuro della Fiat in Italia, ha indicato investimenti solo su alcuni stabilimenti»

Qual è il suoi giudizio sul comportamento dei metalmeccanici della Cgil?

«Mi chiede un giudizio sulla Cgil, i nostri meccanici non sono altro da noi. Non è facile attraversare lunghi anni di crisi in cui il tentativo della controparte è quello di cancellarti mentre avanza la deindustrializzazione del Paese. Oggi, come dicevo, è arrivato il momento di aprire una pagina differente, di scommettere su una nuova stagione. Questo è un messaggio per noi e anche per le categorie di Cisl e Uil».

C'è polemica sulla scelta del Presidente della Camera di non partecipare alla visita a uno stabilimento Fiat. Come la giudica?

«Penso che abbia reagito a un invito della Fiat costruito provocatoriamente».


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