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Data: 10/06/2025
Testata Giornalistica:
PRIMO PIANO MOLISE
    PRIMO PIANO MOLISE

Referendum “a vuoto”. E polemiche post voto In Molise affluenza al 27,7%, soglia mancata in tutti i Comuni della Regione. Dibattito su quesiti e firme

Al voto per i cinque referendum, quattro in materia di lavoro e uno sulla cittadinanza italiana, si è recato il 27,7% dei molisani aventi diritto. Dato inferiore a quello medio nazionale, pure drammaticamente sotto la soglia del 50%: 30,6%
Il quorum in Molise non è stato raggiunto in nessuno dei 136 Comuni della regione. Il centro con l’affluenza più alta è stato Pescopennataro (in provincia di Isernia) con il 40,4%, quello con l’affluenza più bassa Sepino (in provincia di Campobasso) con il 14,5. Per quanto riguarda le città: a Campobasso affluenza al 31,2, a Isernia del 25,8 e a Termoli del 31,3.
Ammissione chiara di una sconfitta nelle parole del segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini (il sindacato è stato il promotore dei primi quattro quesiti su Jobs Act e leggi sugli appalti): «Il nostro l’obiettivo era raggiungere il quorum, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto. Oggi non è una giornata di vittoria. Contemporaneamente gli ultimi dati ci dicono che sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro Paese cui si aggiungeranno gli italiani all’estero: un numero importante, un numero di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo»
«La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche. Hanno fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto – ha commentato invece la segretaria del Pd Elly Schlein – ma hanno ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022. Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla».
«I quesiti sul lavoro erano infatti ideologici e rivolti al passato come abbiamo detto in tutte le varie tribune televisive», ha scritto nella sua e-news Matteo Renzi, “padre” del Jobs Act e leader di Italia viva. «Spero che sia chiaro – ha aggiunto – che, per costruire un centrosinistra vincente, bisogna parlare di futuro, non di passato. Ingaggiare battaglie identitarie, infatti, fa vincere i congressi, ma non fa vincere le elezioni: se vogliamo costruire un’alternativa a Giorgia Meloni bisogna essere capaci di allargare al ceto medio, non chiudersi nel proprio recinto ideologico. Sono convinto che riusciremo a farlo».
«Le opposizioni hanno voluto trasformare i 5 referendum in un referendum sul governo Meloni. Il responso appare molto chiaro: il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita», ha dichiarato Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per l’Attuazione del programma di governo, intercettato dai giornalisti fuori da Palazzo Chigi.
Infine, il vicepremier Antonio Tajani (Forza Italia): «Forse bisogna cambiare la legge sui referendum, servono probabilmente più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all’estero che sono tornate bianche», ha detto al Tg1.


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